watch what you watch, una performance andata a male


Nell'aprile del 1997 Un gruppo di artisti, tali Interno 3 ci intercettano tramite l’archivio giovani artisti, dove avevamo lasciato dei collage di fotocopie. Piacevano, piacevano molto erano dei collage ispirati da “Il club dei mangiatori di hascisc” di Pierre Jules Théophile Gautier , scenografie per una proposta di spettacolo da mettere in scena assieme ad alberto Lot, a parole si presentava così: “Il teatro diventa rito torna a essere un coinvolgimento anche fisico del pubblico che si ritrova immerso nel vaudeville – il lato misterico si unisce allo scherzoso in questa rappresentazione de il club dei mangiatori di hascisc di Gautier.
La scelta cade nell'allucinazione come liberazione di fantasmi questo è il teatro: plasmatore di fantasmi di divinità inquietanti e grottesche ma anche felici. Momento di liberazione per gli attori e per il pubblico, momento orgiastico grazie a Dio, in cui la seduzione della musica e della performance cerca il corpo del pubblico.
Il gioco fa rinascere la creatività dell'audiance chiede partecipazione nella musica e nella parte di testo che diventa canzone suono profumo colore non più statue bianche o arte concettuale.
quelli che contano sono i malvagi con una volontà religiosa
i seduttori
nell'amplesso con il pubblico noi vogliamo creare il nuovo linguaggio della totalità laddove la politica i massmedia la tecnologia ha diviso la gente cerchiamo un ritorno alla grande arte che non vuol dire grandi budget, grandi organizzazioni, ma bensì ricerca, lavoro artigianale, lavoro di laboratorio.


Volevamo mettere assieme musiche imagini poesie, artigianalmente fusi assieme gli elementi dell'arte totale hanno cercato il perchè di una indispensabile fusione tra loro. Lo spettacolo è formulato attraverso sensazioni dati inizialmente dalla lettura di Gautier , pretesto di un assoluto punto di incontro di tutti noi dell'agenzia tricheco. Non abbiamo comunque voluto costruire uno spettacolo “didascalico”. La rappresentazione vuole essere contenitore di immagini, suoni, movimenti, odori e lo spettatore è indirizzato da una trama poco evidente a creare su se stesso una propria dinamica spettacolare. L'agenzia tricheco non vuole dare nessun messaggio unidirezionale.

Alla prima riunione con il gruppo andammo io e Elvis. Fu un bel incontro, ci proposero di fare una mostra collettiva, parlammo di musica, di grafica, arte, avevamo trovato un gruppo che correva a paripasso nostro, erano rimasti afascinati da quelle grafiche in bianco e nero, da come usavamo le fotocopie. Ci chiesero qualcosa di simile.
Il luogo della mostra era un ampio androne e la corte interna della loro casa, la sede di Interno 4. Noi in quanto produzioni tecnofobiche come luogo di esposizione scegliemmo lo sgabuzzino del sotto scala, una stanzetta 3 metri x 3, era ideale per la nostra space age room.
Per l’installazione foderammo completamente la stanzetta di foglia di aluminio, ed un televisore al centro stanza mandava in loop video con un presentatore che era paolo mozzato doppiato dalla voce di jim. Mozzato incravattato, allinterno di uno scarnissimo studio televisivo Raccontava dei benefici dati da Betamix3 una pillola che se ingerita dava una sorte di benessere ligergico, dava un’allucinazione che chiamammo space age room.
Avevo preparato anche delle confezioni di pillole betamix3 da dare al vernisage assieme ad una brochoure esplicativa.

Le altre opere esposte erano delle sculture e delle pitture che non ricordo bene, quel genere di cose che eravamo abbituati a vedere in tutte le mostre cittadine.Alla vernice arrivarono molte persone, c’erano critici d’arte, operatori culturali del comune, e amici naturalmente. I miei amici penso che quel giorno avessero fraiteso la situazione, arrivò davide vestito da una specie di dart fener, francesca noia con un look dai chiari riferimenti spaziali sparava con una pistola marziana. C’era la voglia di partecipare ad uno space party piuttosto che il solito noiosissimo vernissage. E così tutti i miei invitati furono coinvolti in questa febbre da festa, ci ubriacammo, ne uscì una carnevalata.
Qualche giorno dopo andammo a smontare l’istallazione e il tipo intellettuale leader di interno4 mi disse:”magari la prossima volta se siete un po’ meno punk è meglio”. Non ci fu mai una prossima volta. Ho come l’impressione che in quella mostra eravamo fuori luogo.

Elvis e Torci per Space Age Room


L'americanata firmata.
Le Produzioni Tecnofobiche dopo un lungo periodo di meditazione propongono oggi la stanza dell'era spaziale.
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Buona visione.


alcune pagine dell'opuscolo informativo BETAMIX 3